Fino a non molto tempo fa la definizione di birra artigianale non era univoca e quindi per lo più il pubblico si immaginava la birra artigianale come quella birra più aromatica, velata e leggermente torbida rispetto alle birre industriali, ma soprattutto prodotta in piccoli stabilimenti.
Da qualche anno invece la definizione di birra artigianale è definita dalla legge.
Un birrificio artigianale per essere tale deve essere relativamente piccolo (il limite è stato fissato a 200mila ettolitri che in realtà nessun birrificio artigianale in Italia raggiunge) ma ancor più importante deve essere un birrificio indipendente: tra i soci non devono comparire gruppi industriali, distributori di bevande o entità che minerebbero l’indipendenza del birrificio stesso.
Quest’ultima clausola è importante in quanto esclude dalla definizione “artigianale” tutti quei piccoli birrifici che negli scorsi anni sono stati acquistati da gruppi industriali.
Una birra per essere artigianale invece deve essere non pastorizzata e non microfiltrata. È davvero molto importante che queste due condizioni coesistano in quanto garantiscono ai consumatori una bevanda più corposa, ricca di profumi e gusti proprio in virtù del fatto che il liquido non è stato sottoposto a procedure di trasformazione che risultano essere piuttosto invasive.