Origini delle Black IPA: quando il luppolo incontra il buio
Le Black IPA sono uno degli stili più affascinanti – e controversi – nati durante la rivoluzione della birra artigianale americana. La loro storia è relativamente recente: si sviluppano tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000 sulla West Coast, quando alcuni birrai iniziano a sperimentare birre scure ma con una lupolatura intensa e moderna, tipica delle American IPA.
L’idea nasce dal desiderio di creare una birra che avesse il profilo aromatico resinoso, agrumato e pungente dei luppoli americani, ma con l’intensità cromatica e una leggera tostatura dei malti scuri. Un ossimoro liquido: scura come una Stout, ma “di gusto” chiara come una IPA.
La controversia: “IPA nere”? Ha senso?
Fin dall'inizio lo stile genera discussioni accese. Per alcuni birrai l’idea stessa di una IPA nera è un paradosso, perché tradizionalmente le IPA sono birre chiare. Per altri, invece, rappresenta perfettamente lo spirito della birra artigianale: rompere gli schemi e sperimentare.
Non a caso lo stile viene inizialmente chiamato in molti modi diversi:
- Cascadian Dark Ale – nome usato soprattutto dai birrai della regione del Pacific Northwest;
- American Black Ale;
- Black IPA – il termine che infine si impone a livello globale.
Questa confusione terminologica riflette perfettamente la natura “di frontiera” dello stile.
Come si crea una Black IPA?
Una vera Black IPA è una IPA a tutti gli effetti, con malti scuri usati in modo molto controllato. L’obiettivo è ottenere:
- il colore nero,
- leggeri sentori tostati,
- ma senza note bruciate, caffè o cioccolato tipiche delle Stout.
Per questo vengono utilizzati malti “dehusked” o speciali (come il Carafa III dehusked), che colorano senza apportare eccessiva astringenza.
Il vero protagonista rimane il luppolo, con profumi tipici delle IPA moderne:
- agrumi,
- resina,
- frutta tropicale,
- note erbacee vivaci.
L’apice dello stile e il suo declino
Le Black IPA vivono un periodo di enorme successo negli anni 2008–2015, specialmente negli Stati Uniti. Diventano un simbolo di creatività e sperimentazione, e molti birrifici ne propongono interpretazioni personali.
Con il boom delle NEIPA e degli stili haze-oriented, però, l’interesse commerciale verso le Black IPA cala drasticamente. Il pubblico richiede morbidezza, frutta tropicale e zero tostature — insomma, tutto ciò che una Black IPA non è.
Oggi lo stile sopravvive soprattutto come proposta stagionale, come omaggio alle origini della craft beer americana, o tra birrifici che vogliono distinguersi con ricette meno mainstream.
Le Black IPA oggi: uno stile di nicchia ma amatissimo dagli appassionati
Nonostante la loro decadenza commerciale, le Black IPA rimangono uno degli stili più amati dagli appassionati “hardcore” della birra artigianale. Uniscono due mondi che raramente si incontrano: il colore e la leggerezza delle Stout e la potenza fruttata delle IPA.
Per molti birrai rappresentano ancora una sfida tecnica: creare una IPA scura che “sappia di IPA” e non semplicemente di birra tostata.
Il legame con il Birrificio Granda
Le Black IPA hanno una storia importante anche da noi: la nostra Black Hop Sun fu la prima birra a vincere un premio internazionale nel 2016, premiata come miglior Black IPA del mondo ai Beer World Awards. Oggi vive come erede evoluta nella Regeneration, la nostra interpretazione moderna dello stile.
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